Bentrovati suppostari DOC e gente tutta alla ricerca di un nuovo futuro per il mercato del manga. Come dite? Non siete sicuri che quello che c'è adesso non vada benissimo già così? Beh, vi faccio subito un appunto, tanto per iniziare bene. Vi ricordate i Funko Pop, quelle creaturine così carine con il faccione, che potevate trovare in tutte le salse e di tutti i brand dell'unicerso e che andavano via a balcalate intere fino a pochi anni fa? Sono sull'orlo della chiusura definitiva. L'avreste mai detto? Invece è proprio così. Quindi mai fidarsi di quello che a sentimento potete pensare o credere e meglio, molto meglio, andare a fondo. Come fa una supposta.
Siamo qui quest'oggi per completare il discorso sul nuovo mercato del manga, dunque, e dopo averparlato dell'IDC nella prima supposta e della morte della proprietà privata ad opera dei prosumers nella seconda, andiamo a dare qualche possibile soluzione. E direte: finalmente! Con calma, raga, e infatti prima di tutto rilassate le chiappe e beccatevi la sigla.
Difetti letali del mercato del manga.
Per capire come affrontare un possibile futuro del manga, dobbiamo capire come si sta evolvendo e quali sono i difetti mortali che lo stanno affliggendo, e questo è stato chiaro fin dall'inizio. Ma intendo fin dall'inizio di queste supposte, dalla supposta numero uno! Eh già, ho seminato davvero ovunque il seme della discordia, e non mi sono trattenuto. Non posso evitare di dire le cose come stanno per il bene di tutto quanto il mercato! Se lo facessi solo per mantenere i buoni rapporti con tutti sarebbe solo una gran leccata di culo, e nonostante i vent'anni di pseudo carriera di cui posso vantarmi, la cosa di cui mi vanto di più è di non aver mai leccato il culo a nessuno. Quindi non partirò certo adesso, ed alcune unpopular opinion, tipo che i distributori sono il male di un mercato povero come è diventato quello del fumetto, che le fumetterie che sono dei semplici rivenditori dovrebbero morire, che le case editrici dovrebbero produrre molto di meno e con molta più cura, che i collezionisti contribuiranno alla caduta del mercato del manga, ebbene tutte queste opinioni, che come ben sapete non sono tanto opinioni mie, ma dati di mercato che ho tentato di giustificare con ragionamenti e numeri, in tutte queste numerose supposte, dovevano essere espresse.
Il mercato del manga che ha subito un'impennata portentosa nel dopo pandemia sta ritornando nei ranghi. Volete una dimostrazione più che chiara? Andate nella vostra libreria di città e controllate lo spazio che adesso è dedicato al manga. Confrontatelo con lo spazio che gli era dedicato appena uno o due anni fa. Ma che dico, appena due mesi fa. Il trend di "il manga vende, prendiamolo anche noi" ormai è morto e sepolto. La Ubiq che c'è qui a Novara aveva dedicato un'intera parete appena entrati sulla sinistra al manga e a poche altre graphic novel. Un'intera parete dedicata al manga. Pochi giorni fa mi hanno detto che entrando alla Ubiq, si ha una spiacevole sorpresa: quella parete non esiste più, e al suo posto c'è altro, non manga. I manga sono stati spostati dove erano prima tutti gli altri fumetti, ridimensionando tutto ad un solo scaffale. Sapete dove sono tornati tutti i manga che avevano su quell'immensa parete? Sono tornati al distributore, ovviamente. Invenduti, non hanno generato ricavo, e se il distributore non reputa di poterli vendere (cosa probabile visto che non c'è un altro canale di distribuzione anche lontanamente paragonabile al canale delle librerie di varia) li renderà alla casa editrice, la quale si sukerà bancalate di resi, copie che terrà in magazzino finchè potrà e poi manderà al macero. Tutto questo trambusto ha portato a sprechi indicibili, dovuti al concetto stesso di capitalismo delle imprese. La prima impresa a caderci è la casa editrice, che dice "il manga sta andando, faccio più copie, e faccio più titoli": quindi spendo di più in produzione. La seconda impresa a caderci sono le librerie di varia, le quali dicono "il manga sta andando, mi faccio arrivare più copie dal distributore": quindi si spende di più in logistica e trasporti. La seconda impresa a parimerito sono appunto i distributori, che oltre a distribuire più copie, fomentano anche i rivenditori affinchè si facciano arrivare più copie: si spende di più in stoccaggio e trasporto. Come se non bastasse, alla contrazione del mercato che si sta verificando in questo periodo fa seguito il fantomatico reso, quella roba bruttissima che come abbiamo visto nel sistema di distribuzione americano ha causato il totale tracollo del mercato quando la gente non comprava più: rendere indietro le copie vuol dire moltiplicare per due i costi di trasporto, stoccaggio, logistica, nonchè avere poi sul groppone copie invendute che finitanno per essere macerate. Ah, lo sapete vero, che il macero ha un costo? Mica puoi portare bancalate di copie a far distruggere, a far macerare appunto, senza pagare niente! Eh, no, se no in che sistema capitalistico saremmo! Niente è gratis, nemeno la distruzione delle copie. Ora da tutto questo semplice eppur terrificante esempio possiamo dedurre uno dei principali difetti mortali del mercato del manga. Andiamo ora ad identificarlo e ad identificare una possibile souzione in base a quanto abbiamo detto nelle precendenti supposte sull'argomento.
Primo difetto: i costi marginali
Quanto costa tutto l'apparato capitalista che c'è attorno al mercato del manga? L'abbiamo visto nel dettaglio nella supposta quanto costa un manga Quanto costa un manga🟢 giusto? L'esempio del pollo, quando noi prendiamo una fattina di pollo supersottile all'esselunga, noi non paghiamo solo il pollo ma anche il confezionamento del pollo, la macellazione del pollo, il trasporto di quel pollo, il tizio che ha posto quel pollo negli scaffali dell'esselunga, ecc ecc. Una montagna di costi, che vengono chiamati costi marginali, che fanno salire il prezzo del prodotto del 70-80%. La stessa cosa avviene per il manga, e l'abbiamo visto. Sul 100% del prezzo di un manga, il 10% va all'acquisto della licenza o all'autore, il 10% va alla casa editrice, il 25% alla tipografia e il 55% al distributore, diviso in 20% al distributore e 35% al rivenditore (le fumetterie). Ma la produzione in sè del manga è soltanto il pagamento alll'autore (o per la licenza) e la tipografia. Basta. Quindi ragioniamo e iniziamo a ragionare un attimo su questo, collegandolo all'internet delle cose di cui abbiamo parlato nella prima supposta sul futuro del mercato.
Mi è sempre sembrato davvero davvero strano che le case editrici non siano passate quasi istantaneamente appena possibile alla vendita su siti web proprietari. Sì, ok, tutte le case editrici o quasi hanno dei siti proprietari in cui vendono, ma allo stesso tempo vengono anche distribuite dai principali distributori a livello nazionale. E in un certo senso è comprensibile, perchè è sempre stato tramite la distribuzione che le copie potevano arrivare in maniera capillare a tutte le edicole, per esempio, o a tutte le fumetterie. E tuttavia le edicole si sono estinte (manca pochissimo, quindi possiamo pure darle per spacciate) e le fumetterie che funzionano sono sempre di meno perchè si riducono a vendere quello che vende e nulla più. E quindi? Che senso ha ancora affidarsi ad un mercato di distribuzione e vendita che ciuccia ogni santa volta il 50-60% del prezzo di copertina? I distributori sono in assoluto il player che era più importante prima dell'avvento della rete e quello che lo è di meno dopo l'avvento della rete. Cioè, nel momento in cui a costo quasi zero io posso vendere online SALTANDO distribuzione e canali di vendita diretta al pubblico, perchè il canale di vendita diretta lo possiedo già io, è il mio sito, perchè cavolo non vorrei risparmiare metà del mio costo e guadagnare quindi circa il doppio di quanto già faccio? Le possibilità di una casa editrice che salta il giogo della distribuzione sono praticamente infinite. Dal momento in cui indipendentemente si occupa di far arrivare nelle mani dei suoi acquirenti i suoi prodotti, può impiegare i soldi così risparmiati in molte cose a cui invece ora non viene data particolare importanza. Per esempio la sponsorizzazione dei propri contenuti. Far sapere ai propri possibili acquirenti che c'è un prodotto a cui potrebbero essere interessati, subito disponibile all'acquisto sul sito e che arriva nel giro di pochissimi giorni in tutta Italia, a casa del compratore. Ad oggi questa sponsorizzazione dei contenuti è praticamente assente, una prerogativa di grosse case editrici, che sono grosse loro o che appartengono a gruppi editoriali grossi, che quindi hanno molto probabilmente internalizzato sia il sistema distributivo che il sistema di stampa, e possono avere ulteriori fondi provenienti dal gruppo editoriale a cui appartengono. Ma queste case editrici grosse stanno contribuendo a creare un monopolio che è sempre il male del mercato, l'abbiamo visto nella supposta sul mercato americano: nel momento in cui una azienda ottiene il monopolio, fa il cazzo che vuole in nome del dio danaro, provocando una sola cosa: l'allontamanento del pubblico che a lungo andare si sente preso per il culo a manetta, e a ragione.
Ci sono dunque vari livelli in cui i costi marginali si possono ridurre considerevolmente. E tutti sono dovuti alla facilità con cui ormai l'IDC ci fornisce energia, logistica e comunicazioni.
LIVELLO 1: azzeramento distribuzione
Il primo livello elimina "solo" la distribuzione, che è uno dei costi più alti.
Il primo livello è dedicato alle case editrici medio-piccole che vogliono ancora vendere alle fumetterie, ma lo fanno contribuendo alla loro comunità collaborativa. Questo livello prevede come soluzione la produzione e la vendita dei propri manga seguendo due principali canali di vendita diretta, quindi eliminando il player della distribuzione. Canale uno: il proprio sito. Canale due: le fumetterie vicine e raggiungibili tramite trasporto diretto e costo marginale molto basso se non azzerato. Le fumetterie della propria città, per esempio. E attenzione: le fumetterie VIRTUOSE della propria città, perchè se ancora una volta abbiamo una fumetteria che dice "io vendo jujutsu kaisen senza fare alcuno sforzo, quindi pago di più per avere JK dal distributore, che mi frega delle produzioni di case editrici medio piccole" beh, se abbiamo una fumetteria di questo tipo allora le speranze sono poche e le fumetterie moriranno una morte lenta ma inesorabile. c'è bisogno di gente a cui importa, non di gente che vende senza fare sforzi. L'ho detto e lo ripeto, non solo il lettore consapevole deve fare sforzi per essere consapevole, ma tutta la filiera deve farli, altrimenti la condanna a morte sarà inevitabile. Dunque, se ci sono fumetterie virtuose, daranno spazio alla propria comunità e alle case editici che popolano il proprio territorio, consapevoli, fra l'altro, che saltando il player della distribuzione potranno usufruire di un margine più grande di introito! Abbiamo circa il 25% di introito disponibile in più da suddividere fra casa editrice e rivenditore!
Non includo in questi canali di distribuzione diretta le fiere di settore, perchè i costi marginali per una casa editrice che compra lo stand in fiera sono troppi e troppo difficile è bilanciarli con una strategia di vendite, a maggior ragione se a lungo termine. Insomma, le fiere possono andare bene un anno e l'anno successivo no. Questo a parità di prezzo dello stand, ma raramente il prezzo dello stand rimane uguale da un anno all'altro, perchè tutti i costi tendono ad aumentare. Bentrovato, sistema capitalista. Quindi niente fiere, canale troppo aleatorio, come si dice, troppo basato su variabili legate alla fortuna e al caso.
I canali sono due, dunque, per questo livello, il proprio sito su cui vendere online e le fumetterie virtuose a costo zero. E l'IDC garantisce in entrambi i casi un risparmio effettivo del 100% per quanto riguarda i costi di spedizione del materiale, in un caso perchè è a tutti gli effetti il compratore a pagare quella cifra (spese di spedizione per farselo arrivare al portone di casa), secondo caso perchè gli spostamenti sono azzerati dalla vicinanza. E a questo scenario posso aggiungere anche le fumetterie (sempre virtuose) che desiderano avere quei manga ma sono lontane fisicamente. Ma intendo anche davvero lontane, tipo in altri paesi! Sono comunque facili da raggiungere tramite le comunicazioni, rese gratuite grazie all'IDC, e allo stesso tempo possono ottenere il materiale tramite spedizione diretta da parte della casa editrice. Non dimentichiamo che ora la casa editrice ha un budget a disposizione ulteriore da gestire, dato che non deve più pagare il distributore.
LIVELLO 2: azzeramento distribuzione e casa editrice
è fuor di dubbio che la casa editrice sia un costo marginale che non è particolamente necessario ad un autore. Mentre ci sono parecchi autori che producono manga senza una casa editrice, non ci sono case editrici che producano senza l'apporto di un autore. Senza autori non ci sono manga, e finchè l'AI non cambierà questo fatto (e nella mia personale opinione ce ne metterà di tempo e forse non ci riuscirà mai) sono le case editrici ad essere in una posizione di svantaggio rispetto agli autori. Segue, è possibile eliminare anche il loro costo marginale, guadagnando in tutto (no editore, no distributore) circa il 65% in più sul prezzo di copertina. Il 65% in più.
Questo livello prevede un'organizzazione dell'autore simile ad un brand personale. Ci sono pochi autori che sono riusciti a creare un brand personale che vale molto, e ci sono quasi tutti riusciti grazie all'IDC. Grazie alla facilità di comunicazione, grazie alla capillarità dei social network appena nati, grazie alle loro capacità di adattarsi e di imparare skill che non sono solo quella di disegnare e raccontare bene. Anche se disegnare e raccontare bene sono sicuramente quelle più importanti. Grazie ai sistemi di stampa online, per cui chiunque sia in grado di confezionare un pdf può stampare il proprio fumetto o manga nella tecnica che più preferisce, usufruendo di tipografie online che possono mantenere i prezzi molto più bassi delle colleghe offline, grazie ad un sistema molto semplice che è basato sull'accumulo. Vi spiego per benino come funzionano le tipografie online, me l'ha spiegato un mio amico tipografo che ora ha chiuso, che era molto bravo, ma che non è riuscito a sostenere la competizione di queste vere e proprie macchine da guerra. Sono siti come Pressup, Pixarprinting, Flyeralarm e i competitor cinesi che nel mondo dell'IDC non hanno rivali e da cui si riforniscono praticamente tutti gli autori che vogliono stampare qualsiasi cosa. Non solo libri, ma merch di tutti i tipi, che come ben sappiamo ormai sono l'anima (senz'anima) del commercio. Questi siti per la maggior parte, non possiedono alcuna macchina di stampa nè il knowhow per stampare. Si appoggiano semplicemente a tipografie offline, ma la loro forza è che possono gestire i fogli macchina con una quantità enorme di richieste di stampa. Quindi può capitare che un foglio macchina vada in stampa con metà libro del cliente A e metà del cliente B, ottimizzando così (guarda caso sempre grazie all'IDC) la stampa. Perchè lo sappiamo e ne abbiamo parlato dei costi marginali di messa in stampa di un prodotto cartaceo giusto? Quelli non sono eliminabili, ma se fossero SPLITTABILI, DIVISIBILI per più clienti che stampano in contemporanea? ecco perchè i prezzi di questi facilitatori di stamp online sono sempre più convenienti delle tipografie offline, per non parlare della possibilità di stampare pochissime copie per prodotto senza un aumento esponenziale del prezzo. Ci sono siti in cui la tiratura minima di un prodotto, che sia un block notes o un portachiavi in acrilico, è di 1. Cioè basta un siongolo esemplare per far partire la produzione del prodotto, non sono più necessarie tirature che creano invenduto e macero. E tutto ciò è semplicemente eccezionale, per chi desidera produrre le proprie cose senza un'ingerenza esterna di qualsiasi tipo.
Ma ci sono anche altri elementi dell'IDC che sono nati ormai decenni fa ma che ora stanno entrando nel loro periodo di stabilità e di migliore utilizzo. Per esempio parliamo di alcuni facilitatori che sono nati su internet e che io ho subito identificato quasi istintivamente, basandomi sull'entusiasmo che provavo, come possibili game changing e che lo sono diventati nel tempo. Due su tutti? Patreon e Kickstarter. Entrambi sono facilitatori di impresa, non sono nati con quello scopo, ma poco importa. Il istema capitalistico ha tentato di intregrarli e di farli diventare parte dell'industria e sembra quasi che ci sia riuscito, ma a guardare bene non è così.
Questi sistemi sono nati per aiutare, supportare (brrr), dare una spinta. Chi non conosce il crowdfunding? Su una piattaforma, ci sono privati, creatori, startup, che propongono al pubblico un loro prodotto che nessuno dei big players sembra intenzionato a finanziare: troppo innovativo, costi iniziali troppo elevati, voglia di non vendere le proprie quote aziendali e di tenersi la proprietà del prodotto… Dunque lo propongono direttamente al pubblico, lasciando nelle loro mani l'esito della campagna: se verrà finanziato un tot il progetto vedrà la luce, altrimenti vorrà dire che non aveva sufficiente trazione presso il pubblico. Il progeto fallisce così senza particolare spreco di forze, energie e denaro, e la startup può passare a pensare a qualcosa d'altro. Questi sistemi nati per scopi benefici e per aiutare chi ne aveva bisogno, fanno parte di quello che Rifkin, nel suo libro "La società a costo marginale zero" che prendiamo sempre come punto di riferimento per queste supposte, definisce come capitale sociale. Non è più un capitale di monete, di danaro, non è più un capitale economico, ma un capitale molto più importante per l'uomo. Il capitale che viene dall'empatia, dall'essere consapevoli che dall'aiuto reciproco e dalla collaborazione nasce l'evoluzione e il benessere, al contrario di quello che sostiene il sistema capitalistico, basato sulla distinzione fra "mio" e "tuo". Sembra strano parlare di questi facilitatori, come il crowdfunding, come capitale sociale, perchè ora sono diventati sinonimo di prevendita a prezzi più accessibili di prodotti molto performanti e di alto livello. Sembra siano stati inttegrati nel sistema economico, ma la verità è che sono diventate un misto di capitale sociale e capitale economico. Il risultato di una fusione fra il sistema basato sulla moneta e il sistema invece basato sulla valuta umana di interscambio. La buona riuscita delle operazioni di crowndfunding è in mano al compratore, che in questo caso è un consumatore che è anche produttore, un prosumer. è lui che decide se un progetto vale oppure no, è lui che decide se finanziarlo o meno, e lui che in ultimo decide se comprare qualcosa che ancora non esiste per facilitarne o essere proprio la causa della sua produzione. Senza di lui, compratore illuminato, non sarebbe esistito quel particolare progetto e quella particolare pubblicazione, nel caso del manga o dei fumetti. e questo lo rende parte integrante della produzione, tassello senza il quale l'intero castello cade. Come se non bastasse nelle campagne crowdfunding che si rispettino i clienti sono parte del sistema di creazione, suggeriscono cose, diventano avatar all'interno del fumetto stesso, vengono tenuti aggiornati con aggiornamenti continui sullo stato della produzione e possono intervenire dicendo la loro in ogni momento.
Sul crowdfunding o sul sistema di patreon, che non è altro che un crowdfunding a base mensile, basato sul precedente dei patroni, coloro che finanziavano l'artista o il creatore semplicemente perchè adoravano quello che faceva e desideravano che continuasse a produrre le sue opere, su questi due facilitatori insomma si potrebbero spendere intere supposte, e non è detto che non lo farò in futuro. Ma già da questa trattazione basica possiamo capire quanto tramite loro sia più semplice mettere in contatto costante pubblico e creatore, in un sistema di comunicazione e vendita diretta che non ha bisogno di distribuzione nè di casa editrice. Questi due player in una campagna di crowdfunding non hanno più alcuna importanza.
Testimonianza di questa tendenza ad utilizzare il crowdfunding come strumento fondamentale per questo secondo livello sono le campagne che stanno nascendo ormai come funghi su kickstarter degli autori americani. Da quelli famosi a quelli più sconosciuti, moltissimi autori che hanno lavorato per il mercato americano per parecchio tempo ora si stanno lanciando in campagne di Kickstarter, anche molto lucrose. Addirittura sono nati facilitatori del facilitatore! Kickstarter facilita le cose per un autore, l'abbiamo detto, ma comuque è tutt'altro che semplice mettere su una campagna come si deve e non destinata al fallimento, per cui sono nati dei facilitatori che aiutano a creare una campagna di Kickstarter. In america, sono nate anche delle alternative a kickstarter che si occupano di costruirti una campagna a prova di bomba, trovarti un pubblico di riferimento già abituato a comprare in CF, aiutarti a creare tutte le creatività necessarie, video, immagini, ecc. Un sistema di tutoring per campagne di CF. Bellissimo. Certo, questo è un costo marginale, quindi da autore ne sarei comunque consapevole. Ma sono a buon mercato e servono ad aumentare gli utili. Ancora una volta quando l'IDC si mette in mezzo, anche volendo integrarlo nel sistema del capitalismo, mantiene alcune delle sue caratteristiche fondamentali, cioè l'aiuto mutualistico: io aiuto te e tu in futuro aiuterai me. Queste aspettative sono congenite all'IDC, sono parte del sistema, e diventa impossibile per il capitalismo escluderle dall'equazione. Anche quando mira a prenderne il controllo.
LIVELLO 3: azzeramento distributore, casa editrice e tipografia
Questo livello, come il precedente, è riservato agli autori, che sono gli unici a poter diventare indipendenti da tutti questi costi marginali. Supponiamo infatti che ci sia una startup che voglia eliminare tutti i costi marginali, potrà farlo con molti di quelli elencati, ma dovrà comunque pagare un autore che crei il prodotto. Ci sono stati tentativi di creare prodotti senza autore, per esempio tramite l'uso di AI, ma i risultati a livello qualitativo sono talmente scarsi da rappresentare un fallimento su tutta la linea. Una certa porzione di pubblico potrò pure sentirsi attratto da prodotti così, ma si stancherà presto della banalità e della scarsa qualità, disamorandosi del prodotto.
Dunque, tornando agli autori: è possibile eliminare praticamente tutti i costi marginali della produzione di un manga, per poter gestire quel 90% in più di introiti a modo nostro? Anche in questo caso l'IDC ci offre più risposte, e sono tutte positive. Quindi sì, si può fare. E iniziamo a trovare una risposta analizzando un vero e proprio fenomeno culturale dell'IDC, nato come esperimento, diventato poi vero e proprio nuovo mercato. Cioè, il webtoon.
A questa LCG2025 sono venuti a trovare la LMS, presso cui ero ospite, alcuni rappresentanti di una delegazione della nostra scuola partner coreana, Chungkang college, vi lascio il link in descrizione, che non è una scuola, è un quartiere, con dodici edifici e un campo da calcio, dormitorio, caffetteria e libreria, e che presenta scuola di animazione, di manwha e webtoon, games, fashion, performing arts, culinary arts, e vaffanculo mi sono stancato di elencare.
Questa scuola è diretta conseguenza dell'attenzione mondiale al webtoon, che è diventato in una decina di anni il fiore all'occhiello della produzione di intrattenimento coreana. Quando prima la corea non faceva altro che scopiazzare i colleghi giapponesi (e non ne era affatto contenta, ovviamente) ecco che finalmente tramite la diffusione del webtoon trova la sua strada per competere con il colosso manga, tramite la sua particolare definizione e declinazione di narrazione sequenziale per immagini. Ma il webtoon nasce su internet, da un'esigenza del pubblico pirata, che ne usufruisce aggratis fino a quando le piattaforme tipo line decidono che è ora di trarci un introito milionario. Attenzione, il webtoon nasce dalla povertà assoluta: i webtoon più importanti sono nati quando ancora un sistema per retribuire gli autori non c'era, in un mondo in cui ognuno veniva lasciato a se stesso, all'interno di queste piattaforme. Un mondo pirata appunto, in cui gli autori sperimentavano con la libertà di sperimentare, nuovi modi di raccontare per immagini, fra cui lo scorrimento verticale che con l'avvento e il consolidamento dell'uso dello smartphone ha è andato (lo possiamo ben dire) virale. Per fare un webtoon, i costi marginali si aggirano sullo zero assoluto. Chiunque abbia una tavoletta e un abbonamento a clip studio può fare un webtoon e questo è tutto quello che gli ci vuole per pubblicarlo, vedere se riesce a farlo diventare virale e guadagnare con la sua opera.
Dunque il digitale, questa nuova frontiera dell'IDC per cui per usufruire di un prodotto di intrattenimento sequenziale non dobbiamo far altro che collegarci a internet, in quasiasi luogo della terra noi ci troviamo, è il modo per il creatore di eliminare l'ultimo costo marginale, quello delle tipografie. Che già era mooolto ridotto, proprio per il fatto che l'IDC ci permette di stampare in Cina comunicando con loro come se fossero i nostri vicini di casa. Il digitale è la frontiera definitiva, signori, perchè è anche quella che garantisce l'abbondanza, vi ricordate? Non più la scarsità che dà origine al collezionismo e al materialismo, alla proprieta privata del mio e del tuo, ma un'abbondanza che garantisca a tutti la sua copia, ora e per sempre.
Abbondanza senza iperproduzione
E sull'abbondanza non voglio che mi fraintendiate. Non sto parlando di abbondanza di titoli offerti, perchè quello è iperproduzione, pura e semplice, io sto parlando di abbondanza infinita di POCHI contenuti. "Pochi ma buoni" non è mai stata una massima più importante in questo mondo ultramoderno in cui sembra valere l'esatto opposto: l'offerta dell'intrattenimento, nella maggior parte dei casi, è infatti "moltissimi ma merdosi". E noi ingolliamo tutta la palta contenti come delle pasque.
No. Basta iperproduzione. Con quella si finisce soltanto in un baratro, dove una volta raggiunto il fondo si verifica il disastro. Volete un esempio molto recente e super sul pezzo? Immagino che tutti conosciate i Funko Pop, quelle merdine molto coccolose che rappresentano tutti i personaggi famosi che ci piacciono tantissimo, ma in versione chibi-fatta-male. Benissimo, io sono andato nei magazzini dei distributori quando questa mania dei funko pop era dappertutto, quando tutti volevano collezionarli, e ho visto intere bancalate alte fino al soffitto pronte per essere distribuite. E i magazzini dei distributori, credetemi sono molto, molto alti! Pareti di funko che sarebbero state svuotate nella settimana successiva, e distribuite a fumetterie e punti vendita che a loro volta avrebbero stravenduto queste figure che indubbiamente sono state un colpo di genio da parte dei creatori. Fino a quando non ne aprivi una e scoprivi che la qualità non era certo degna di nota, con sbavature della pittura, materiale plasticoso scadente, una leggerezza imbarazzante, colori pochissimo vibranti, quelle figure erano la manna dal cielo per il nostro bisogno di sentirci unici e speciali, collezionisti. E infatti molti non li tiravano nemmeno fuori dalla scatola, perchè diamine, erano molto più decenti DENTRO la scatola, che quando li tiravi fuori vedevi immancabilmente tutti i loro difetti! Ma tutto è andato comunque bene fino ad un certo punto e sapete quale è stato quel punto? Il punto in cui hanno voluto produrre ancora e ancora di più, più figure, un botto al mese, di brand diversi provenienti da qualsiasi branca dell'intrattenimento, e allora le cose si sono fatte brutte. Perchè pur essendo stupido, il genere umano quando si sente preso per il culo si risente e non poco. E quando i clienti hanno visto che anche volendo non riuscivano a stare dietro al ritmo di produzione delle nuove uscite funko, beh, si sono disamorati. Hanno detto, come succede sempre in questi casi, vaffanculo. Se come azienda non sai gestire la tua produzione, se quello che ti interessa è solo scalare le vendite e di conseguenza i guadagni, la tua azienda durerà poco, molto poco. e dire che adesso i funko sono in crisi è dire poco. La loro bancarotta è molto vicina, anche a causa dei soldi che devono continuare a sborsare per comprare le licenze dei prodotti che pubblicano. Paga marvel di qui, lego di là, star wars, harry potter, game of thrones, pokemon…. E alla fine non ti resta un cazzo di nulla. Cosa che appunto sta accadendo, grazie al fatto che la gente non ti compra più le figures. L'unico letale errore di funko pop è stato l'iperproduzione, legato al concetto di mercato del capitalismo che quando vendi tanto devi produrre ancora di più, in un circolo vizioso che non è vero che non ha mai fine. Come si può vedere ce l'ha eccome!
Basta iperproduzione. E non ci sarà nemmeno bisogno di dirlo troppo forte, perchè la gente si sta già stancando e compra di meno e sceglie di più. Purtroppo che cosa succede quando la gente compra di meno? Ve lo potete immaginare, perchè l'ho già detto più volte: le case editrici… producono di piùùùùù!!! Di quei 230 titoli al mese di qualche mese fa, ora, a ottobre 2025 (complice anche LCG) i titoli usciti sono arrivati a 266, signore e signori. Non è che mi illudeva che le mie supposte fossero arrivate a tutti i culi a disposizione, ma per la miseria mi illudevo almeno che la testa di qualche responsabile fosse appunto più responsiva. E invece nisba, nada, niente. Questa è una terrificante testimonianza di quanto il mercato capitalista non lasci scampo, non permetta di invertire rotta, non permetta ai singoli players del mercato nemmeno di pensare che potrebbero cambiare approccio, pena l'esclusione da quello stesso mercato. I manga sono in un cul de sac, come direbbero i francesi, Non c'è via di uscita. A meno che non si inverta rotta a partire dai consumatori. E non è una cosa che non sta accadendo di già, si vedano appunto le librerie che tirano via intere pareti di manga per relegarli là dietro insieme agli altri fumetti. Il consumatore sta già avendone piene le palle.
Conclusione
Concludo, traendo da tutta questa dissertazione su come evitare i costi marginali una specie di primo paradigma per il futuro. Niente iperproduzione, in quanto inutile. La necessità è un ritorno a tirature basse di pochi progetti, limitando in questo modo tutte le spese non necessarie ma marginali ed evitabili, seguendo i livelli di cui ho parlato. Questo dal punto di vista produttivo. Ma dal punto di vista del consumatore invece?
Il consumatore è molto importante, e sebbene molti dei suoi comportamenti siano istintivi e dettati da bisogni psicologici ben precisi (per questo ci stiamo esercitando così tanto a riconoscerli), instintivamente sanno quando darci dentro e quando mollare. Ma bisogna cambiare atteggiamento nei confronti delle opere e degli autori, e il primo atteggiamento fra tutti è dimenticarsi di quante copie vende un manga piuttosto che un altro. Lo sostengo e lo ripeto: la qualità di un manga NON è direttamente proporzionale alle copie vendute, anzi! In un mondo di inconsapevolezza le copie vendute significano solo trend ed echo chamber, cioè significano soltanto che siamo FORZATI da un sistema molto rigido di camere stagne ad avere tutti gli stessi gusti, tutti gli stessi bisogni, tutti gli stessi interessi. Siamo ridotti a pecore belanti nel giardino di Zuckenberg o di Page e Brinn (i fondatori di google). Noi stiamo lì a brucare quello che ci viene detto di brucare.
E io dico, come direbbe Novecento: in culo brucare. Diventiamo consapevoli e capiamo come spendere il nostro denaro in maniera da avere davvero cose esclusive e che rispecchiamo quello che siamo. Come fare? Qualche punto l'ho già toccato in questa supposta, ma il bello verrà con la prossima dedicata al meraviglioso mercato del manga del futuro, in cui vi presenterò più esempi di come fare, a diventare compratori consapevolli di manga di valore. Senza che il valore ce lo diano gli altri, senza che il valore venga dato dal prezzo, senza che il valore venga dato dagli influencer, senza che il valore venga imposto dai nostri bisogni psicologici e dalla FOMO, senza quindi che siamo costretti a subire le scelte che prendiamo, il che è ridicolo e una contraddizione in termini.
Perchè prendiamo delle scelte in cui sembra che non abbiamo scelta? Perchè pensiamo di dovere avere per forza quella variant, altrimenti succederà il disastro? Perchè compriamo senza essere a tutti gli effetti liberi di comprare o meno? Nella prossima supposta vi dirò come il mercato del manga del futuro, quello che è in grado di eliminare gli sprechi e i costi marginali, è in grado di darvi edizioni più esclusive delle variant che comprate ora, edizioni più belle e più uniche, limitate eppure sempre disponibili per chiuque voglia comprarle, un modo per risparmiare i vostri soldi invece che spenderli a destra e a manca per cose di cui non avete bisogno, e infine un modo per essere più vicini agli autori fino a diventare pprosumers, consumatori che diventano anche produttori insieme al creatore del manga stesso. Senza dover per forza pagare 12.000€ per farlo.
Non ci credete? Seguite la prossima supposta e vi dirò il segreto di pulcinella.