Nel mercato attuale, una domanda che mi pongo sempre più spesso è la vera utilità di alcuni player, alcuni giocatori, che da sempre sono considerati importanti, anzi fondamentali, nel mangamercato, ma che costituiscono un costo altrettanto importante nella filiera della vendita di manga. L'abbiamo già detto e lo ripetiamo, i costi marginali della catena della produzione del manga sono tutti i costi dovuti all'industria del manga, che non riguardano la produzione di un manga, bensì tutto quello che ci sta attorno. Stampa, edizione, distribuzione, vendita diretta… Tutte queste cose rappresentano il 60% e più del prezzo che ogni mese paghiamo quando acquistiamo un tankobon. Dunque anche sistemi di vendita diretti al pubblico come le fiere rientrano in questi costi marginali.

In questa supposta andiamo a questionare di quale sia l'attuale importanza di questo sistema, di come si sia evoluto (o forse dovrei dire degenerato) nel corso del tempo e di come forse, in un mondo dominato dall'internet delle cose, non sia più così necessario sprecare così tante risorse per avere nelle nostre mani un manga che vale. Ma prima, come facciamo di solito, rilassiamo le nostre chiappe per favorire l'assunzione e ascoltiamo tutti belli molli la nostra sigla.

L'offerta che rincoglionisce

Lucca comics and games è appena appena finita, e tutto quanto, dai mesi concitati di preparazione alla quantità gargantuesca di ospiti e di incontri, la gigante partecipazione del pubblico, le spese ingenti di alcuni clienti coi soldi (sono chiamati Big Whale)… tutto testimonia di come ormai fiere di questo genere siano fuori controllo. La ricerca incessante di un modo per non far calare gli introiti di un mostro come lucca comics è ormai al paradosso. L'OFFERTA, come l'ho chiamata nella scorsa supposta, quell'enormità di cose diverse che rincoglioniscono il pubblico e gli fanno credere che spendere 30€ di biglietto al giorno per l'entrata sia quantomeno giusto, voglio dire, guarda quanta roba c'è!, è il principio di quello che è il collasso per iperproduzione. Il consumismo non sa più che pesci pigliare, perchè i soldi nelle tasche del consumatore medio diventano sempre di meno, quindi trova soluzioni temporanee come delle toppe su un buco che continua ad allargarsi. Per esempio, spillare enormi quantitá di danaro ad un singolo cliente. Quanto puo durare?

Il fatto è che si può pure riempire lucca di roba, ma in 5 giorni, anche facendoseli tutti, è praticamente impossibile usufruire di tutta l'offerta. è così ormai da parecchi anni, vai a lucca e devi farti uno schemino per almeno vedere le cose che ti interessano di più, ma la sai una cosa? Con quel biglietto che hai preso stai pagando anche tutte le cose che non vedrai, che non ti interessano e che sono li solo per riempire. Ci credo che costa un botto! E la domanda spontanea è, ma se ci fossero meno autori, meno panel, meno gente che non c'entra un cazzo col fumetto, meno mostre, meno stand inutili… non sarebbe meglio? Eh ma ci sarebbe meno gente! Ma appunto! Eh ma si guadagnerebbe di meno. Ecco su questo punto bisogna mettere i puntini sulle "I". Ma ci arriviamo per gradi.

Rincoglionire il pubblico con l'offerta per mantenere tutti capre sembra essere la soluzione che il sistema preferisce, sotto tutti i punti di vista. Garantisco un botto di roba, così intanto ti rincoglionisco per bene così non capisci un cazzo. E poi almeno una di quelle robe ti piacerà giusto? Se non ti piace giuro che te la faccio piacere. Così facendo si verifica una cosa chiamata parcellizzazione del mercato, una segmentazione estrema che porta il pubblico a suddividersi in mille milioni di branche diverse, ognuna delle quali insegue un gusto, un kink, un genere specifico di intrattenimento che è suo e solo suo, quando noi suppostari invece però lo sappiamo benissimo: i bisogni dell'uomo, quelli che soddisfano tutti questi elementi dell'offerta, sono solo 6. Nulla di più. Puoi declinarli in maniera diversa, ma la diversità, una volta che lo sai quali sono questi bisogni, è talmente minuscola che non rappresenta una differenza sostanziale. La gente oggi si annoia dell'offerta proprio perche è infinita!

Perchè è stata fatta questa segmentazione del mercato? Inizialmente il capitalismo ha pensato fosse una buona idea per coinvolgere proprio tutti, per far sì che la casalinga così come il business man trovassero un prodotto che rispondesse alle loro precise aspettative, che riguardassero da vicino la loro vita. "Questo è fatto per me, apposta per me", sono più spinto a comprarlo se penso che parli di quello che vivo ogni giorno. Il problema di questo approccio è che, oltre a non tenere conto del fatto che una storia se fatta bene risolve già i bisogni dell'uomo senza per forza doverli declinare a seconda della professione o della situazione particolare di vita della singola persona, distribuisce il pubblico su centinaia di binari diversi. Ma pensiamoci un attimo, rimanendo pure nell'ambito dell'industria: è piu conveniente costruire UN prodotto che comprano centinaia di persone, o costruire centinaia di prodotti per una persona sola alla volta? Nel secondo caso lo sforzo produttivo è enorme, le spese enormi, i costi marginali si impennano, nella maggior parte dei casi, e per cosa? Per far sentire i clienti delle isole, alla fine più sperduti, soli e meno parte dell'unico gruppo che è l'umanità intera. La parcellizzazione porta a tutti gli effetti a clienti piu scontenti e disuniti. Un paradosso (l'ennesimo) del materialismo consumistico.

Questo approccio di "avere montagne di cose" è anche l'approccio del manga. Sto parlando dell'approccio nativo del manga, eh! Cioè, l'approccio giapponese è esattamente questo: C'è un manga per ciascuno di noi, e non scherzo nel dire che probabilmente esistono tanti manga quanti sono i loro lettori, ormai! E siamo arrivati ad un altro paradosso, per cui i manga letti da milioni di persone servono a sostenere i manga letti da meno persone e che in sè non sarebbero sufficienti per garantire la loro continuazione in questo sistema industriale. I grandissimi finanziano i piccolissimi, in una scala gerarchica in cui è letteralmente impossibile garantire la stessa attenzione a tutti, e in cui i piccoli vengono spesso lasciati da soli, soprattutto se pubblicati da una casa editrice che ha un "unicorno" all'interno della sua offerta. il termine unicorno viene dalla finanza e dalle startup, si riferisce a una startup privata che ha raggiunto una valutazione di mercato di almeno 1 miliardo di dollari prima di essere quotata in borsa. Il senso nel campo del manga è: io casa editrice posso contare su un manga che vende un botto, attack on titan, blue lock, demon slayer, one piece, ho un unicorno in grado di reggere molti altri manga che non vendono un cazzo, ma sono necessari ormai per sviluppare un'offerta il più grande possibile, requisito fondamentale per essere distribuiti da grossi distributori (che non ti distribuiscono se hai un titolo e mezzo ma solo se ne hai almeno una dozzina) ma anche requisito fondamentale per rincretinire il mio pubblico a cui voglio così bene. L'industria è cresciuta, e nella volontà di avere la quantità, la qualità è decisamente probabile che venga meno. Nel mercato giapponese è meno probabile, ma decisamente non impossibile. Non tutti i manga spakkano. Ma in un mercato industriale di iperproduzione anche quelli che non spakkano hanno purtroppo un senso commerciale. Servono a far funzionare l'industria, ma non la rendono piu florida né più qualitativamente elevata.

Se non che, ultimamente, le cose stanno cambiando, proprio a fronte di quella noia che si forma nella mente del consumatore di fronte all'infinitá dell'offerta. Si sta verificando una contrazione generale, non soltanto nelle vendite, ma proprio nella propensione del pubblico a interessarsi ad un prodotto piuttosto che all'altro. Il perchè è sempre lo stesso: ce ne sono troppi.

Arriviamo dunque a questo punto di svolta: la gente si sta stufando. La noia di scorrere per ore i contenuti di una piattaforma piuttosto che l'altra prende il sopravvento, e il cliente dice, sai che c'è? Mi è passata la voglia.

Fiere grosse e nerd Show

Le fiere enormi come lucca fanno venire un po' quel pensiero lì. Sai che c'è? Non ho più voglia. Non ho voglia di farmi file interminabili, non ho voglia di pagare un botto per avere una firma di un mangaka, non ho voglia di andare a dormire a viareggio e ogni mattina prendere un treno super affollato, non ho voglia di rischiare di trovarmi imbottigliato e schiacciato da una ressa immane in un vicolo di Lucca, non ho voglia di farmi i km per raggiungere il palafiere e la japan Town, ecc ecc. Il gioco è diventato talmente caotico che la mia mente ad un certo punto lo rigetta.

A questa tipologia di fiera, in cui il riflettore è inevitabilmente puntato sugli unicorni, mentre tutti gli altri hanno un posto in ultima fila, si affianca un altra tipologia: il Nerd Show. Sebbene anche lucca abbia molti tratti del nerd show, come la presenza di figure casuali del mondo dello spettacolo, personalità famose che non c'entrano nulla con il fumetto, diciamo che nel caso di questa tipologia di fiera è la naturale evoluzione per ricerca spasmodica di contenuti. Una volta esauriti i contenuti "big" per quanto riguarda il fumetto, cosa possiamo fare per aumentare ulteriormente l'offerta? Bom, invito due attori (sempre "big" perche son loro che attraggono piu gente), tre doppiatori, cinque foodblogger e tre cosplayer da onlyfans. Top.

Ma per quanto riguarda la seconda tipologia di fiera, il nerd show vero e proprio, non si può nemmeno più parlare di fiera del fumetto, è una fiera della qualsiasi, spesso soltanto una scusa per celare un concerto di cristina d'avena e uno di giorgio vanni. Un coacervo di qualsiasi cosa possa interessare un pubblico di cosiddetti "nerd" che però invece sono piu che altro famiglie, che non sanno cosa fare la domenica e dicono, beh paghiamo un 7€ di ingresso e ci spariamo quanto meno un contertazzo pieno di nostalgia! Ve la cito, questa seconda tipologia, soltanto per metterne in evidenza una contraddizione insita. Sono le uniche che presentano al loro interno una artist alley per fumettisti e illustratori. L'artist alley di lucca ormai è patetica, una sorta di concessione in estremis e molto costosa al mondo degli autori, per non parlare della zona self publishing, che è messa li, in culo ai tonni, tanto per dire "visto? anche lucca supporta gli indipendenti". Come pensate che possa supportare gli indie, i piccoli, quando ha gli unicorni a cui badare? Li supporta malissimo, ecco come! Invece nei nerd show ancora le artist alley sono presenti e sono ricche di opportunità, sia per gli autori (io ne ho fatte parecchie infatti, nel post pandemia) che per il pubblico, che può interfacciarsi con i suoi beniamini direttamente e senza filtri o costi marginali aggiunti. Paradossale, no? Che le fiere che c'entrano meno col fumetto siano l'ultimo baluardo di chi il fumetto lo fa per davvero, cioè gli autori! Eppure il modello delle artist alley dei nerd show funziona, o meglio funzionava, prima che diventasse una merchandising alley. Ora la tendenza, tipica del meccanismo consumistico, è comprare non il fumetto, l'artbook o il disegno dell'autore, bensi i portachiavi, il merch, i charms. Un oggetto inutile, di cui ci si scorda presto. Eh beh sono indubbiamente i prodotti che vengono venduti di piu, rispetto agli altri, i disegni originali, per dirne una. Quindi si producono quelli, in piena delivereality.

A me interessa mettere in evidenza le criticità di queste fiere, che in realta, andando al nucleo, si riducono ad una sola, sempre la stessa: la ricerca dell'offerta. Come deve essere questa offerta? Deve coinvolgere il numero piu alto di persone possibili, perche altrimenti non è sostenibile, no? E per coinvolgere tutti devo avere un po' di tutto (nerd show) o un'enorme quantità di cose (fiere grosse). L'equivalente di un netflix del fumetto, in cui l'offerta paradossalmente, invece di interessare, stanca. Ancora una volta è l'iperproduzione a rovinare tutto.

Certo, rovina tutto tranne le tasche di chi le fiere le organizza, che sono alla fine gli unici ad avere introiti molto alti. Ma la contrazione presto fara sparire i nerd show, perché una volta che sei andato ad uno sei andato a tutti, la gente si stancherá piu prima che poi dei concerti di Cristina D'Avena e dropperá tutto quanto. Si parla di gente che è interessata blandamente a tutto, quindi non è interessata veramente a nulla. Splendido come la moltiplicazione dell'offerta porti ad un restringimento del pubblico, vero? Eppure è quello che accade. Se si dice che il mercato vada bene, che la gente compra fumetti e che non ci sono problemi, si sta ignorando una cosa molto chiara.

Intrattenimento per vecchi e per ricchi

Sono uscite le dichiarazioni complete dell'associazione italiana editori, per cui il motivo del calo delle vendite registrato nella prima metà del 2025 sarebbe dovuto alla mancanza di stanziazione di fondi alle biblioteche, e al fatto che da quando la 18 app non c'è più, le carte cultura non sono state rifinanziate, sempre dallo stato, e quindi i 18enni non spendono piu in manga.

I 18enni non spendono piu in manga perche non possono piu comprarli o leggerli pagando coi soldi statali come succedeva prima. E quindi che succede? NON LI COMPRANO PIÙ. Non li comprano più. E questo vuol dire una sola cosa, raga, che quando avevano soldi che arrivavano aggratis da un'altra parte, ok, i manga li compro. Ma dal momento che quei soldi non ci sono più, io me ne sbatto del manga. Non è una necessità, non è qualcosa di cui non posso fare a meno, non sono un appassionato, come li compravo, così ora posso non comprarli più. E qualcuno mi dirà, ma certo, i fumetti sono un bene secondario, il primo a cui si rinuncia in periodi di ristrettezze o difficoltà. Sbagliato, nei periodi storici più difficili, il consumo di materiale di intrattenimento aumenta, non diminuisce. Questa è una puttanata da uomo della strada. Ma quello che succede è che avendo meno soldi, il cliente decide dove spendere i suoi, scegliendo un intrattenimento invece che cinque. E indovinate cosa scelgono i 18enni? Scelgono di NON comprare manga.

Il problema dell'abbassamento delle vendite non è "a cosa" sono dovuti esattamente questi abbassamenti, il problema è che l'abbassamento esiste ed è palpabile. Finanza spicciola: se un business non cresce, quol dire che sta morendo, nel sistema dell'industra. E il fumetto sta morendo da un trentennio. Poco importa da dove venga la volontà di NON spendere per i manga, la cosa importante è che tutti i giovani preferiscono altre forme di intrattenimento rispetto al fumetto e che tanto per cambiare l'intero mercato appoggia sulle spalle di lettori stagionati (30-40-50 anni) che hanno ormai scelto di leggere manga più per abitudine che per vera passione e che hanno un tot di soldi da spendere ogni mese dopo che è arrivato lo stipendio. Cioè, il fatto che i giovani non comprino più ora che non hanno la 18 app vuol dire solo una cosa: non avrebbero MAI COMPRATO manga di loro spontanea volontà, con la loro sudata paghetta, con i loro propri soldi. Invece: "Toh, mi son avanzati cento euri, spendiamoli in manga vah, che non ho voglia di andare al cinema."

Il problema dunque è che anche con il manga si sta verificando la stessa cosa che con i fumetti bonelli: non si riesce a catturare l'attenzione di una massa significativa di persone. I manga e i fumetti in generale sono un medium troppo complesso e troppo demanding per lo span di attenzione minimo che le nuove generazioni grazie alla delivereality stanno sviluppando. I manga stanno diventando roba passata, per boomer, per vecchi. O, almeno, roba di nicchia.

Ed è in effetti proprio questo il target a cui le fiere tentano di vendere di tutto e di più. Ed è abbastanza evidente, no? Quelli che hanno da spendere 12.000€ per una stampa di Hara, beh, io direi che non sono quelli che avevano la 18app l'anno scorso! Se guardassimo soltanto il panorama delle fiere del fumetto in italia, "questo non è un paese per giovani". Anche se nei nerd show ci sono un sacco di bambini e adolescenti, spesso sono lì giusto per vedere qualcosa di diverso e vintage e sono loro ad accompagnare i genitori a giocare ai retro game di donkey kong o a vedere concerti di vecchie glorie che non conoscono se non di riflesso. Non sono certo lì per comprare fumetti (come del resto anche i loro genitori), e dunque non sono importanti, non hanno un peso significativo, per il mercato del manga. Segue, per proprietà transitiva, che queste fiere NON sono importanti per il mercato del manga. E del fumetto in generale. Sono buchi neri per collezionisti, quando va bene, o le vasche avanti e indietro della domenica delle famiglie, se va molto male. Sono soldi in mano agli organizzatori, che sebbene sembra strizzino l'occhio al fumetto, in realtà del fumetto se ne battono.

Scimmie che disegnano e Zii Paperoni

E drasticamente, eccomi qui a tirtare una linea, giungere ad una conclusione: io direi che il mondo fumetto (poi vi dirò bene cosa intendo con mondo fumetto) dovrebbe allontanarsi il più possibile, da queste fiere, non supportarle, e lasciarle a marcire quando non saranno più di moda. Già è così. I miei colleghi alla fine di un nerd show in cui hanno partecipato alla artist alley ed è andata di merda (si parla magari di un disegno venduto, qualche cartolina o segnalibro, pochi euro in tutto. E succede, raga, succede) beh, alla fine della fiera sono li ad interrogarsi su cosa è andato storto: troppi stand di gadgettistica in prima fila, troppi pochi appassionati interessati al disegno, troppo casino sui palchi che immancabilmente sono proprio di fianco alla artist alley, troppo poco traffico il sabato… Un sacco di sfrantecamenti di neuroni, ma la verità è una sola: queste fiere e relative artist alley sono inutili. Non contribuiscono alla ricchezza del mercato e anzi contribuiscono al loro lento spegnimento. Ve lo dice uno che ha partecipato a quasi tutte le fiere di questo tipo negli anni 2022-2023 e gli è andata quasi sempre molto bene. Bella forza, erano gli anni in cui la gente doveva uscire dal covid e spendere l'inverosimile, erano più curiosi e interessati, più vogliosi di spendere anche le classiche quattro chiacchiere e fermarsi per capire chi avevano davanti. Ora già non è più così, la gente è tornata diffidente a camminare al centro della corsia, lanciare occhiate furtive e curiose verso il tizio che disegna e considerarlo una delle tante attrazioni della fiera, aggratis al pari del concerto di stasera, e lui mica è giorgio vanni! Cioè dovrei spendere per comprare qualcosa a lui quando non spendo un cazzo per guardare giorgio vanni? Quanto non ha senso nella mia mente di consumatore tutto ciò? Invece: "Guarda figliolo, guarda come disegna bene!" E la scimmia continua a disegnare. Non ci tirano nemmeno la classica nocciolina, perchè alle bestie dello zoo ci penserà ben lo zoo, no? Spoiler: no.

Le fiere grosse e le fiere piccole non sono un asset per il mercato, sebbene molti player le considerino ancora tali, ma ora che il mercato si è normalizzato e non subisce più la FOMO da pandemia la situazione sta andando giù in picchiata. Gli editori hanno già dato buca ai nerd show (non c'è praticamente nessun editore di fumetto a queste fiere) ed è ora che anche gli artisti (quelli che non fanno solo gadgettistica e a cui non interessa vendere portachiavi di genshin impact) se ne allontanino in maniera definitiva. Non tanto perchè gli introiti di questo tipo di fiera stanno diminuendo di anno in anno, cosa vera peraltro, quanto perchè queste fiere contribuiscono a dare al pubblico una pessima rappresentazione del mestiere del disegno, del lavoro del fumettista o dell'illustratore, che diventa una spettacolarizzazione gratuita. Delle scimmie, o se preferite delle tigri, allo zoo. Sempre di bestie in cattività si tratta, comunque.

Fra l'altro ho appena elencato due dei componenti del mondo fumetto, le case editrici e gli artisti. Questi sono due componenti che contano e che secondo me dovrebbero allontanarsi dalle fiere che ho elencato. Facile per le case editrici allontanarsi dai nerd show, infatti già lo fanno, perchè gli introiti sarebbero comunque molto bassi, non a livello industriale: le case editrici hanno capito molto bene quale è il target di questa tipologia di fiere, ed è quello che entra solo per pagarsi un concerto e un giro allo zoo, e magari comprarsi qualcosa di sfizioso da mangiare nel frattempo. Meno facile per le case editrici è abbandonare le fiere grosse: raga, rendetevi conto che le fiere come lucca rappresentano per molte case editrici l'occasione più importante a livello annuale per fare cassa. L'unico scopo per cui le case editrici sono presenti a Lucca è per vendere. Devono vendere il più possibile per rientrare in costi proibitivi di stand o interi padiglioni! si parla di decine di migliaia di euro, raga. Non è un costo che chiunque può permettersi, ed è un costo estremamente alto, che francamente l'industria fumetto non può permettersi. Se lo fa, è perchè scommette per l'ennesima volta: scommette che il pubblico ci sarà.. E che sarà un pubblico di vecchi e di ricchi, che spenderà e spanderà in nome della sua passione presunta (che in molti pochi casi è reale), Ma la fiera è effervescenza collettiva, un momento sacro, l'abbiamo detto nella supposta sulle pratiche spirituali manga, ve la lasco qui sopra. Pratiche spirituali manga🟢 Le fiere sono i momenti in cui la massa ha una sola testa, si comporta come se fosse in preda al delirio, ai fumi del pejote, come fosse in preda a rituali di sospensione e privazione, è in estasi collettiva. In questo elemento, la casa editrice punta tutto sulla capacità di spendere del suo pubblico: quanti soldi hanno nel portafoglio. E quasi sempre, da Lucca, la casa editrice torna carica di soldi, raga. Ma carica. Ci sono delle variabili che le fanno guadagnare di più o di meno, ma la realtà è che se come casa editrice hai un'offerta valida ritorni indietro che il mercato del manga ti sembra così florido da sembrarti immortale. Puoi farti un bagno nei soldi come zio paperone!

Quindi è chiaro come questo player sia un attimo restio ad abbandonare carrozzoni come lucca comics, e a ragione. Se guarda solo la punta del naso che ha davanti, non c'è un motivo uno per cui dovrebbe abbandonarla. Ma se fosse capace di guardare un po' più in là dell'introito dell'anno corrente che deve essere in crescita rispetto all'anno prima, allora scoprirebbe l'evidenza: la fiera sta esplodendo di offerta inutile, dispersiva, e nel tentativo di rimanere la terza fiera più importante del mondo del fumetto a livello di partecipazione, sta sfruttando tutte le risorse a disosizione, poco importa quanto non c'entrino un cazzo. . E le case editrici stanno tentando di fare esattamente la stessa cosa, annaspando per afferrare una dimensione industriale di un medium che ormai non esiste più. Rincorrono la produzione industriale, rincorrono il bilancio annuale, rincorrono i milioni di euro che sicuramente ancora fanno, ma nel frattempo annacquano l'identità del fumetto e del manga, la mascherano, la ibridano, e tentano di tutto per mantenere a galla un settore che da molti anni a questa parte, apocalissi globali a parte, non ha un segno di ripresa uno.

Industria sì, industria no…

E mi direte, ma cazzo Daniele mai una volta che ci dai un segno si speranza, è da un po' che non ci dici altro che roba brutta! Non è una cosa gentile, eh! Avete ragione. Ma il fatto è che persino per me è molto difficile superare la dimensione industriale del fumetto, perchè il fumetto è nato per essere industria. Addirittura è nato nel periodo della rivoluzione dell'industria! è nato per distrarre gli operai che tutto il giorno stavano chinati sulla catena produttiva, è nato per accompagnarli in mondi diversi come la jungla o il passato medievale in cui possono vivere altre vite. Il bisogno da soddisfare allora era quello dell'evasione e da subito i fumetti si sono rivelati un medium incredibile per evadere.

E arriviamo alla posizione del secondo player, l'autore di fumetto. Io stesso, fino a quando non ho iniziato a scrivere supposte, anelavo alla produzione industriale. Se non c'è produzione industriale, non c'è mercato. Tutto va all'aria! Non ci sono soldi per me, se non lavoro ad un titolo che nel mercato possa vendere decine di migliaia di copie o più. Se per esempio non lavoro su una testata di spiderman, dylan dog o spawn. Solo in quel caso posso venire pagato il giusto!

Per molto tempo dunque anche il mio punto di vista ha coinciso con quello dell'industria del fumetto, eravamo perfettamente allineati, perchè allora ancora non mi era chiaro come ci stessimo incamminando velocemente verso la via della riproduzione a manetta, verso la massificazione dell'avventura a vignette, verso una produzione così vasta che non fosse nemmeno possibile conoscerla tutta.

Ogni tanto il mio editore mi nomina una casa editrice di manga e io dico: CHI?? Cioè, io stesso non conosco tutti i player del settore a cui mi sto dedicando! Quando sono uscito dalla scuola del fumetto pur essendo una capra a livello tecnico io conoscevo il settore, conoscevo i nomi di chi ci lavorava, conoscevo i players più importanti e sapevo a chi potevo rivolgermi e per chiedere cosa. Ora non so nemmeno quante sono le case editrici di manga in circolazione!!

Tutti questi segnali di allarme, che sono aumentati a dismisura con l'arrivo dell'AI slop, mi hanno fatto capire che non si può andare avanti a produrre indiscriminatamente soltanto perchè si pensa in questo modo di vendere di più. Un anno fa mi chiedevo, nella supposta ormai mitica dell'iperproduzione, ve la lascio qui sopra, se fosse il caso di mirare all'iperproduzione oppure no, visto che era evidente che il manga fosse il frutto bellissimo di questo modo di operare… Oggi non ho un dubbio uno: l'iperproduzione è il male assoluto del mercato e va fermata a tutti i costi per evitarne il collasso. E allo stesso tempo, però, tutti i segnali di allarme mi hanno fatto capire chiaramente come sia impossibile per i players del mercato sottrarsi a questa logica, che permea tutto e in modo particolare la mentalità di chi nel mercato ci lavora!

Cioè, per la maggior parte delle case editrici che lavorano nel mercato del manga, l'imperativo è l'industria: produrre più manga, acquistare più licenze, stampare più copie, avere un unicorno, possibilmente! è il sogno! E se per caso tenti di fare le cose in maniera diversa, perchè ti accorgi che stiamo correndo velocissimi verso un dirupo, ti trovi davanti sbarramenti e muri invalicabili, perchè l'industria da vero mostro senza testa vuole continuare così, incurante delle conseguenze, in nome del soldo e della vendita, finchè si getterà da quel precipizio tutta insieme. E io a quel punto non ci voglio arrivare. Perchè lì davvero finisce tutto, chi si è arricchito di soldi ormai è ricco, ma dei manga non gliene è fregato nulla da un certo punto in poi. Rimarranno il dolce ricordo di una passione forse esistita, ma presto spenta. Un ramo culturale estinto come i dinosauri e la calligrafia.

Speranze da oltreoceano

Vi descrivo, in conclusione di supposta, un raggio di possibile speranza, una tendenza che sto vedendo sempre più comune nei nostri colleghi di oltreoceano, ma non quelli giapponesi, quelli americani. è un mercato diverso da quello manga, siamo d'accordo, ma è una buona cartina tornasole e un buon punto di riferimento per trovare nuove tendenze. Gli autori, quelli famosi, quelli che hanno venduto milioni di copie e adesso sono considerati delle icone pop, alcuni di più vecchia generazione, come J. Scott Campbell, altri di nuovissima, come Daniel Warren Johnson, pur lavorando in maniera continuativa per un mercato industriale che li vede giustamente come delle miniere d'oro, hanno cominciato a sfruttare il crowdfunding per lanciare edizioni ultra deluxe dei loro libri, delle loro serie più famose, in art edition sovradimensionate, in cui si vedono le tavole originali scansionate, in bianco e nero, vendute a prezzi notevoli. Oppure di lanciare prodotti del tutto nuovi e quindi rights owned, i cui diritti cioè appartengono interamente all'autore, così come i ricavi. E questa è una necessità che per gli autori di tendenza del mercato originale è solo naturale: permette loro di guadagnare molto di più abbattendo appunto tutti i costi marginali di stampa, distribuzione, vendita diretta, con un solo semplice meccanismo: la prevendita. Perchè quando parliamo di crowdfunding ormai parliamo esattamente di questo.

Con il crowdfunding la tendenza è quella di sfruttare ancora una volta i Big Whale, che nel mercato americano sono parecchi. C'è sempre un perk, un'offerta del crowdfunding dedicata a questa tipologia di clieti, ma in generale i prezzi sono di molto superiori ai prezzi del singolo floppy (il fumettino moscio) che vendono le major. Sono prezzi per edizioni deluxe e non ci sono edizioni a basso costo, tranne quella digitale. Andrò molto più a fondo sul discorso crowdfunding in una prossima supposta, ma il concetto qui è: finalmente è l'autore a sfruttare la casa editrice. Eh sì, perchè l'autore sfrutta il fatto che è diventato famoso disegnando batman e spiderman, l'avesse fatto anche solo per una manciata di issue, per avere reputazione presso un vasto pubblico. Di quel vasto pubblico, una percentuale più o meno vasta, ma assolutamente sufficiente, lo seguirà qualsiasi cosa lui faccia, a maggior ragione un progetto esclusivo in edizione deluxe mai visto prima e stampato da indipendente ad una qualità altrettanto sconosciuta al mercato mainstream. L'autore sfrutta la visibilità della casa editrice, del suo lavoro professionale di anni per un proprio progetto, quindi per liberarsene, della casa editrice grande. Molto interessante e molto naturale. Alla fine anche i più duri di comprendonio capiscono che se facessero le cose da soli guadagnerebbero molto di più! E questo è un primo segnale di speranza, se gli autori grossi si spostano sulla produzione indie, spostano l'attenzione di un vasto numero di persone su queste edizioni e questo modo per ottenerle, che finalmente è diventato un po' più trasparente e comprensibile a tutti.

Un secondo segnale di interesse risiede nel fatto che nell'era dell'AI, l'unico segnale che un'opera è originale è che sia appunto… un originale! Un disegno realizzato a mano, a matita, a china, con le pecette, che sembri lavorato a tutti gli effetti, che mostri i segni del workflow dell'autore. La compra vendita degli originali è una grossa fonte di introito per chi lavora in analogico e non in digitale. E quindi succede che anche gli autori abituati a lavorare in digitale tornano all'analogico. In un'intervista con Nick Dragotta, il disegnatore di Absolute Batman, serie che sta macinando numeri per nulla da ridere in America, lui ammette che una mossa strategica che ha fatto, nel momento in cui si è trovato a disegnare questa serie così attesa, è stata quella di passare dal digitale al cartaceo. Una mossa da vero professionista, per me, tornare a disegnare in analogico con matita e china soltanto perchè le possibilità di vendere gli originali di una serie di questo genere era altissima. Un personaggio strafamoso, una serie nuova e innovativa… Le possibilità di guadagnare l'equivalente della propria pensione semplicemente vendendo le tavole originali ai clienti Big Whale erano concrete… E infatti è proprio ciò che è successo: le tavole originali del primo numero di Absolute Batman sono già tutte vendute. Le altre si stanno vendendo, complice il fatto che ogni nuovo numero vede la comparsa di un super villain diverso di Batman, che sia Bane o Catwoman. Non oso immaginare quante centinaia di migliaia di dollari potrà guadagnare da questa vendita il buon vecchio Nick. Ma per sua stessa ammissione, il suo scopo come professionista è andare avanti a disegnare un centinaio di numeri di absolute per poi, volendo, vivere soltanto di inviti alle fiere.

Questi due segnali si fondono e diventano un'unica tendenza pop proprio grazie alle fiere americane, le comics convention, che nonostante i panel con attori famosi ecc ecc, ancora sono baluardi dei comics. In questi contesti, come per esempio al NYCC che c'è appena stato, l'artist alley (ormai un'istituzione del NYCC) vive di vita propria in un'ala a parte della fiera, non mischiata a merch o altre puttanate, con centinaia di banchetti simili al komiket o al comitia di cui abbiamo gia parlato nella supposta relativa alle dojinshi Dojinshi e indie🟢 che garantiscono la presenza ad un numero molto alto di autori molto conosciuti in ambito indie e mainstream.

Ed ecco dunque una possibile evoluzione, che andrò ad approfondire nelle prossime supposte sul futuro del mercato. Tutto deve ripartire dal piccolo e dal pregiato, e in particolar modo dagli autori, per nel contempo trasformare le fiere da carrozzoni del di tutto e di più in fiere specifiche per autori e progetti nuovi. Progetti che non abbiamo una dimensione industriale, poichè inutile! La dimensione industriale è utile quando devi sostenere dei costi marginali enormi, ma non quando i costi marginali si azzerano, come avviene quando sono gli autori stessi ad occuparsi dell'intera filiera con l'aiuto dell'IDC, l'internet delle cose, andate a vedervi la supposta su un nuovo mercato se non sapete che cosa è Sistema virtuoso del mercato-pt1🟢 La verità è che le produzioni non hanno alcun bisogno di essere industriali per essere sostenibili, bensì possono essere quasi artigianali, partono dal basso e dagli autori in particolare e nel momento in cui raggiungono 1000 persone realmente interessate (non i 18enni che senza la 18app non comprano più) diventano sostenibili. Non più milioni di copie vendute, non più resi e eccedenze di stampa come se non ci fosse un domani, non più spreco immane di soldi nei costi marginali. La verità è che non sono mai state necessarie, tutte quelle copie.

Conclusione

Concludo. Se devo fare una previsione, che ormai è già in qualche modo tendenza del mercato, è questa: gli autori di un certo peso si sposteranno su piattaforme e progetti e case editrici rights owned, perchè scopriranno presto la soddisfazione di fare tutto da soli, di occuparsi di un progetto esattamente come volevi che fosse fatto, con le tue sole forze e con i tuoi giusti tempi, mettendoti in prima persona davanti al tuo pubblico. Già è successo e continua a succedere, pensiamo a illustri esempi e precursori di questa tendenza, come TataiLab, o ultimamente Gigaciao. Gli autori hanno deciso che volevano e dovevano fare da soli. Se pensiamo che una casa editrice possa darci un qualche asset in più rispetto a quello che possiamo fare da soli, ripensiamoci! Andrò più a fondo su questa cosa, ma non c'è una sola cosa che la casa editrice possa darci in più di quello che potremmo fare da soli, guadagnando la stessa cifra ma al contempo fidelizzando a noi stessi clienti che non avremmo mai conosciuto se ci fossimo affidati all'editore. E lo stesso vale per i lettori: pensateci raga. Non sareste più un numero fra milioni, gente che non conosce l'autore, che non avrà mai un contatto diretto, che non avrà mai uno shikishi personalizzato ma soltanto uno prodotto in serie, che non avrà la possibilità di diventare un prosumer lui stesso di quei progetti, andando a construirli assieme all'autore come succede nelle campagne di crowdfunding. Avreste accesso diretto e molto più facile alle code per le firme, non ci sarebbero più tutte le tragedie da mancata FOMO, non ci sarebbero più fiere inutili, nè target sbagliati, come le famiglie nelle fiere nerd show. Chi entrasse in una fiera dedicata al manga e al fumetto (solo a quello) dovrebbe pagare un biglietto consapevole che non troverà scimmie ammaestrate che fanno una danza per loro con la matita su un foglio, ma autori che sono disposti a realizzare commission o firmare volumi e scambiare quattro chiacchiere in contesti in cui è davvero possibile farlo.

La speranza esiste, è concreta e ci sono già moltissimi esempi di come il mercato si stia evolvendo in positivo. Ma non contate su fiere come i nerd show o i carrozzoni giganti per il futuro del manga, perchè quelle fiere sono soltanto vestigia di un vecchio mondo industriale di iperproduzione che si sta sbriciolando, e non lo farà piano piano, raga, ci stiamo avvicinando ad un momento di crollo verticale, così come si verificò in america nel 93, quando il pubblico si sentì tradito, preso in giro e mortificato da un sistema che badava solo al guadagno senza limiti, alla facciaccia sua. Teste voleranno, case editrici chiuderanno perchè diventeranno di colpo non più sostenibili, quando i lettori abbandoneranno un mercato che li prende costantemente in giro. Ma sapete che c'è? Che il fumetto sopravviverà, il manga non morirà. I veri appassionati, quelli a cui non interessano FOMO, variant o collezioni, ma a cui interessano progetti nuovi, innovativi, da leggere, e che intrattengano in maniera consapevole… quei veri appassionati continueranno ad esistere.

La gente che legge e compra sarà molta di meno, questo è vero. Ma ragionandoci un attimo scopriamo quanto è davvero inutile che un manga sia prodotto in milioni di copie. Quanto sia invece dannoso per il mondo intero. Quanto consumi il manga stesso e i suoi lettori, invece di nutrirlo, farlo crescere e donargli il rigoglìo artistico di cui ha bisogno. Oggi più che mai.